24 febbraio 2011

Non si fa credito.

Mi capita spesso di dovermi mordere la lingua per non esprimere la mia opinione. 
Mi capita spesso, ma solo in un posto: a scuola, sul lavoro.
Ultimamente poi, torno a casa che la mia lingua è tipo una di quelle samelle che grigliamo a Ferragosto.
Il problema sono alcuni alunni indisciplinati.
No, non è neanche vero.
Il problema è chi, improvvisandosi psicologa dell'ultima ora, ha aperto un chioschetto di alibi e giustificazioni, proprio in corridoio, di fronte al bagno dei maschi, e ne elargisce a mani piene.
In cima alla top ten delle scuse più usate c'è "Sai, bisogna capirlo... ha una situazione difficile a casa... i genitori sono separati, NE SOFFRE, il fine settimana è sballottato da una parte all'altra..".
Questa cantilena mi ronza nelle orecchie da diversi giorni ormai e sono davvero arrivata al limite di sopportazione.

Innanzitutto complimenti per la grande scoperta: i genitori si sono separati e il figlio undicenne ne soffre.
Maddai? Sul serio? Machedavero?
E io che pensavo che un bambino delle medie accogliesse la notizia con un bel sorriso sulle labbra, riempisse il diario di faccine sorridenti e che per l'occasione organizzasse anche una grandiosa festa nella piscina di palline del Mac Donald's.
Acuta, molto acuta, collega.
Quindi vuoi dirmi che se il ragazzino non studia è per questo?
Quindi vuoi dirmi che se la bambina chiacchiera è per questo?
Quindi vuoi dirmi che il ragazzino rutta in classe è per questo?
Quindi vuoi dirmi che se la bambina manca di rispetto ai compagni, le bidelle, gli insegnanti è per questo?
Ah. E pensa che io avrei detto che si tratta solo di una massiccia dose di maleducazione, se non addirittura di ineducazione.
No, mi dispiace, io non ci sto.
E non ci sto non perché non ho esperienza nel campo dell'insegnamento; non perché non ne ho viste tante come ne ha viste la collega. 
Io non ci sto perché parlo per cognizione di causa.
Sono stata bambina figlia di genitori separati e sono quasi donna figlia di genitori separati.
Avevo appena compiuto otto anni e, guardo un po', ne ho sofferto.
Ricordo i pomeriggi a piangere in braccio alla mamma, ricordo mio fratello che mi abbracciava e mi diceva che non era colpa nostra, ricordo l'invidia nell'andare a casa delle mie amiche e trovarci una mamma e un papà che andavano d'accordo. Ricordo i fine settimana sballottati da una casa all'altra, ricordo le litigare per le feste di Natale e le vacanze estive. Ricordo di aver rinunciato ai compleanni delle mie amichette perché logorata dal senso di colpa non volevo sprecare l'unico giorno che passavo con papà.
Eppure non ho mai neanche lontanamente pensato e VOLUTO che questa situazione potesse costituire per me una giustificazione. Ho preso i miei votacci in matematica, ho preso una nota perché cantavo durante la lezione di educazione tecnica, ho finto qualche mal di pancia per non andare a catechismo, al liceo una volta ho saltato le prime due ore per andare a vedere la partita di calcio della squadra maschile. Ma niente di tutto ciò aveva a che fare con la situazione che avevo a casa. E mi sarei arrabbiata tantissimo se qualcuno avesse anche solo potuto pensarlo.
Certo, non tutti reagiamo allo stesso modo. Ma proprio per questo è così stupido generalizzare e racchiudere tutto nella frase ".. i genitori sono separati, ne soffre...". 
I lividi, i segni, le cicatrici non andranno mai via. Io li porto ancora sotto il maglioncino di Zara e i jeans della Diesel. Li porterò sempre. Dentro, in fondo in fondo. Ce ne sarà sempre traccia nel rapporto che ho con gli altri: quella che io tante volte anche qui ho chiamato con affetto "la mia sindrome dell'abbandono". Ce n'è traccia nel mio rapporto con Luca, nelle richieste che a volte gli faccio e che devono apparirgli senz'altro assurde. Ce n'è inevitabilmente traccia nel rapporto con i miei genitori, maggiormente con mio padre. E c'è una traccia già segnata anche nel mio futuro, nel mio desiderio di voler costruire una famiglia tutta mia, questa volte forte, indissolubile.
Ma insegnare a un ragazzino che per tutti questi motivi è giusto sentirsi in credito con la vita, è la cosa più sbagliata che si possa fare. Ci sarà sempre chi sta peggio di noi, ognuno ha i proprio problemi e la vita non ci deve niente. Inutile arrabbiarsi, recriminare, battere i piedi. Non si ottiene nulla. Ci si può fare un bel pianto per buttare fuori la negatività, ma null'altro. Si può anzi cercare di non darla troppo vinta alla vita, rimboccarsi le maniche, non piegarci sotto il peso delle legnate che ci arrivano dall'alto. 
Certo, si potrebbe replicare che è facile parlare ora, a vent'anni di distanza.
Credetemi, non lo è. L'istinto di piangersi addosso, l'idea di essere state vittime di un'ingiustizia, ancora ogni tanto mi sfiora la mente. Spesso ho dei pomeriggi bui in cui sono di nuovo quella bambina di otto anni che chiedeva al papà di restare a dormire "ancora una notte, ti prego".
Ci sarà e ci vorrà tempo per questi ragazzini, BAMBINI.
Ma sono le persone che hanno intorno, adulti, che non devono mollare, che non devono giustificare, assecondare. Perché così non si aiuta nessuno, anzi.

Ecco, questo vorrei dire ogni volta che mi mordo la lingua.
A scuola sono la precaria, quella giovane, quella inesperta.
Qui sono a casa mia, nel mio blog e non ci penso proprio a non dire quello che penso.


6 commenti:

  1. vorrei commentarlo... ma non ne ho le parole.....
    fortunatamente sono figlia di geniri che sono rimasti sempre uniti....i tuoi stati d'animo non gli ho quindi vissuti... la vita con me è stata più clemente sotto questo aspetto....
    ma hai scritto questo post con tanto vigore e tanta intensità che quelle emozioni me le sono sentite addosso

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  2. Capisco perfettamente il tuo stato d'animo:anche io sono figlia di genitori separati e anche io ho sofferto senza però mai farlo vedere apertamente ma tenendomi tutto dentro;non ho vissuto il "trauma" dell'essere portata come un pacco da una casa all'altra perchè sono sempre stata esclusivamente con mia madre e non avevo nessuno che venisse a prendermi per il fine settimana,a tutt'oggi ho un padre che mi dà il tormento perchè vuole riprendere un rapporto inesistente dopo non essersi fatto nè vedere nè sentire per 9 anni.A parte questo ho avuto la fortuna di incontrare insegnati migliori dei tuoi colleghi che non mi hanno mai trattata in modo diverso perchè avevo una "brutta situazione" a casa e venivo punita allo stesso modo dei miei compagni.
    Alle volte certi professori usano i problemi famigliari come corsie preferenziale per evitare di scavare accuratamente nella vita dei propri alunni e capire che spesso i problemi sono dovuti alla maleducazione e non alla separazione dei genitori.
    Capisco,quindi,perfettamente il tuo sfogo e hai pienamente ragione;mi sono rispecchiata molto in quello che hai scritto e mi hai fatto riflettere,grazie.

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  3. Capisco il tuo stato d'animo ma da un punto di vista diverso, naturalmente. Vado contro tutti i miei principi, ma forse mordersi la lingua non è sempre un male. Sono stato insegnante per lungo tempo, ho iniziato a 21 anni. Ho sempre detto quello che pensavo con la sicurezza (e la presunzione, perché no) di fare il bene dei miei ragazzi (ben più grandi dei tuoi).
    E l'ho pagata, l'ho sentita sulla mia schiena. Non è piaggeria la mia, lo sai. Mi conosci. A volte però avrei dovuto essere più lungimirante, avrei dovuto mordermi la lingua un po' più spesso.
    Forse, prima di insegnare, avrei dovuto imparare. Capire perché io non riesca ad adattarmi proprio mai al più semplice degli schemi sociali o almeno convenzionali. Mai. Anche un po' per un istinto arrogante di galleggiamento rispetto alla massa, lo so.
    Stai facendo un buon lavoro ari. Non lasciarti abbattere.Ho smesso di credere nella scuola, e infatti non ci metterò piede punto, ma tu che la senti così credici sempre.
    Sono con te.

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  4. da collega e da amica non posso non commentare.
    sarà che oggi ho vissuto una situazione molto simile: scontro tra colleghe per un alunno.
    una lo difendeva perché "poverino, ha dei problemi" e l'altra gli dava addosso perché "sta facendo un po' troppo il furbo".
    come se gli altri suoi compagni non ne avessero, di problemi.
    come se noi insegnanti non ne avessimo, di problemi.
    dal ragazzo che ha il fratello in carcere alla collega che sta divorziando.
    dalla studentessa che si ficca le dita in gola per vomitare al prof che prende gli ansiolitici per la depressione.
    o anche, più semplicemente, alunni e docenti che hanno una giornata di giropallite mondiale.
    ci sta, è la vita.
    noi abbiamo vissuto da studenti e ora stiamo dall'altra parte della cattedra.
    prima dovevamo rendere conto solo a noi stessi, o al massimo ai nostri genitori, ora abbiamo una responsabilità non da poco. e possiamo e dobbiamo scegliere come agire. ma dobbiamo farlo. dobbiamo agire.
    oggi quando mi è stato chiesto il mio parere sul sopracitato ragazzo, ho pensato le stesse cose che hai pensato tu e non mi sono morsa la lingua. perché il fenomeno in questione DEVE sapere che noi stiamo dalla sua parte, ma non può neanche prenderci per il culo.
    (incredibile come io riesca a trasformarmi sul lavoro).
    il nostro ruolo è insegnare.
    materie, certo, ma anche e soprattutto la vita.
    e allora ci saranno le volte in cui sceglieremo di tacere, altre in cui diremo ciò che pensiamo. con quel garbo che ci contraddistingue e consapevoli del rischio di scatenare un casus belli che chi non ha mai partecipato ad un consiglio di classe non può neanche lontanamente immaginare.
    l'importante è ricordarsi che tutto converge nello stesso punto: il bene degli alunni, troppo spesso oscurato dalle manie di protagonismo e dall'ego dilatato di qualcuno che ci fa sentire piccole piccole.
    noi siamo giovani e inesperte.
    ma siamo delle fottute professioniste.
    e sono sicura che saprai fare la cosa giusta.
    ti bacio.

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  5. Quanto sono d'accordo con te.
    Non c'è nulla nella vita che ti autorizzi a pretendere qualcosa di semplicemente "dovuto"..che sia una separazione dai genitori, una vita complicata, qualche difetto fisico e non che ti rende un pò diverso.. nn c'è nulla che ti autorizzi.
    Bisogna solo rimboccarsi le maniche, trovare il proprio modo di affrontare la vita e seguirlo.
    Hai centrato in pieno il termine, i bambini di oggi sono ineducati.
    Ed è colpa soprattutto di genitori della nostra generazione, una generazione cresciuta da genitori che volevano per noi più di quello che avessero avuto loro, forse enfatizzando troppo questa cosa fino ad evitarci quanto possibile le loro difficoltà. Con la conseguenza che noi abbiamo avuto "la vita più facile" ma maggiore difficoltà a trovare un posto nel mondo.
    E i nostri figli si ritrovano ancora più allo sbaraglio!Convinti di essere sempre nel giusto, irrispettosi verso chi cerca di insegnargli qualcosa e senza il senso dell' "impegnarsi per arrivare da qualche parte..."
    Ma nemmeno questa è una scusa. E io che cerco un figlio sono contenta di sentire che tra tanti insegnanti che hanno perso il senso della loro professione ci siano nuove leve come te che mi fanno sperare ancora un pò nella scuola italiana. Perchè se mio figlio fosse un cafone e la maestra lo ribrendesse io rispetterei la decisione dell'insegnante, nn maderei a mio figlio il messaggio che anche sbagliando la si può passare liscia.
    I nostri figli spesso non hanno vicino gente che svolge il suo ruolo di guida. Non hanno bisogno di essere scusati ma di essere accompagnati nella crescita.
    Baci prof!sei in gamba!

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  6. Quanto sono d'accordo con te.
    Non c'è nulla nella vita che ti autorizzi a pretendere qualcosa di semplicemente "dovuto"..che sia una separazione dai genitori, una vita complicata, qualche difetto fisico e non che ti rende un pò diverso.. nn c'è nulla che ti autorizzi.
    Bisogna solo rimboccarsi le maniche, trovare il proprio modo di affrontare la vita e seguirlo.
    Hai centrato in pieno il termine, i bambini di oggi sono ineducati.
    Ed è colpa soprattutto di genitori della nostra generazione, una generazione cresciuta da genitori che volevano per noi più di quello che avessero avuto loro, forse enfatizzando troppo questa cosa fino ad evitarci quanto possibile le loro difficoltà. Con la conseguenza che noi abbiamo avuto "la vita più facile" ma maggiore difficoltà a trovare un posto nel mondo.
    E i nostri figli si ritrovano ancora più allo sbaraglio!Convinti di essere sempre nel giusto, irrispettosi verso chi cerca di insegnargli qualcosa e senza il senso dell' "impegnarsi per arrivare da qualche parte..."
    Ma nemmeno questa è una scusa. E io che cerco un figlio sono contenta di sentire che tra tanti insegnanti che hanno perso il senso della loro professione ci siano nuove leve come te che mi fanno sperare ancora un pò nella scuola italiana. Perchè se mio figlio fosse un cafone e la maestra lo ribrendesse io rispetterei la decisione dell'insegnante, nn maderei a mio figlio il messaggio che anche sbagliando la si può passare liscia.
    I nostri figli spesso non hanno vicino gente che svolge il suo ruolo di guida. Non hanno bisogno di essere scusati ma di essere accompagnati nella crescita.
    Baci prof!sei in gamba!

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