1 giugno 2012

Don't let them have their way, you're beautiful and so blasé

Avere 17 anni è fondamentalmente una figata.
E se ti sono piaciuti così tanto puoi continuare ad avere 17 anni ancora per un po'.
Tipo fino a 21. Magari 23. Dai, 24.
Ma se a 29, o a 33 (cioè!!) continui ad avere 17 anni c'è qualcosa che non va.

So che la cosa a qualcuno potrebbe risultare sconvolgente, ma oltre a non sapere cosa metterti per uscire la sera, comprare vestiti e scarpe e a uscire la sera, c'è tutto un mondo oltre quella sottile soglia, un mondo a cui in genere noi tristi e noiosi 27enni, 29enni, 31enni diamo il nome di, tadadadan, Responsabilità.
Fa paura, è uno schifo: ci sono le bollette, il bucato, la spesa, la cassetta del gatto da pulire, il pranzo da preparare ogni santo giorno che oggi che minchia mi invento, il lavoro e quando tutto ti sembra finito...tutto ricomincia, senza passare dal via.
E allora forse è meglio continuare ad avere 17 anni tutta la vita, giocando, a spese degli altri, ad avere 30 anni. 

Alla fine però, dopo il primo smarrimento iniziale, c'è una cosa che capisci sulle responsabilità. 
Ad ogni mal di pancia, ad ogni notte insonne, ad ogni pianto a denti stretti corrisponde una soddisfazione. Piccola, insignificante, grande, immensa. 
Ed è solo tua, sudata sofferta agoniata. Solo tua.
E lo so che per te la mia soddisfazione non vale niente, perché hai 30 anni ma in realtà ne hai 17.
Un po' mi spiace, davvero.
Forse un giorno capirai.



(Tra parentesi: avere 17 anni è una figata.
No, davvero. Per me è stata una figata. L'anno più bello del liceo, uno degli anni più belli della mia vita.
Un mix di sensazioni bellissime quali: il primo fidanzato, poter stare fuori fino a tardi la sera, cantare in motorino ferma al semaforo, suonare il basso nelle Turbata capillos, band tutta al femminile che ha avuto tipo 5 giorni di vita, una festa di classe memorabile, canzoni canzoni mille canzoni, i pomeriggi passati al sole simulando uno studio matto e disperatissimo, il campeggio, la vodka e il tavolo appiccicoso del pub.
Un mix di sensazioni di merda quali: il primo fidanzato, le litigate con madreh perché sei rimasta fuori fino a tardi la sera, i compiti di matematica e le versioni di latino. E le interrogazioni di fisica, Gesù le interrogazioni di fisica. E tutte le risposte che vorresti avere. E qualcuna ce l'hai ma non era Quella, e allora piangi stai male t'incazzi. Le amiche non capiscono un cazzo, tua madre non capisce un cazzo, pure tu però non hai le idee poi così chiare. Poi c'è il problema di come vestirsi: tutto troppo lungo, troppo corto, troppo scollato, troppo costoso, troppo poco adatto a te. Sono problemi. 
Sono gli unici problemi.).


8 commenti:

  1. Non credo che per la "17enne" quella soddisfazione, ovvero la pura indipendenza, non valga niente...non credo proprio.

    Francesca C.

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    1. E se vale allora, perché non tentare di raggiungerla?

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  2. Ti capisco, anche se ho vissuto cose piuttosto diverse. Ho mediamente detestato la mia adolescenza. A ventun anni sono finito in un mondo più grande di me e ne avevo già, di fatto, trenta. Ora che vado per i trentuno ne ho quasi cinquanta, praticamente, e le soddisfazioni si contano sulla punta di un dito. Il medio.

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  3. C'è chi ama essere responsabile, chi quasi gode a patire i sacrifici del diventare adulti, e chi anche quando sarà obbligato a svegliarsi all'alba, risparmiare per le bollette, farcela da solo, lo troverà uno schifo e rimpiangerà gli anni passati a cazzeggiare. E ai responsabili, pur sentendosi superiori, sembra quasi che queste persone diano fastidio, chissà perché.

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    1. Uhm...nessuno ha parlato di sentirsi superiori (o inferiori).
      Godere a patire i sacrifici del diventare adulti? Trovamene uno!
      Sono la prima che quando c'è da stirare rimpiange quelle lunghe giornate di sano cazzeggio. Credo di non conoscere nessuno contento di dire "Questo mese non esco perché devo pagare la rata del condominio"!
      Eppure conosco alcune persone (quelle a cui mi riferisco direttamente in questo post, senza generalizzare, scrivo solo di esperienze personali) che quotidianamente si lamentano con me di questo e quello da pagare, di come arrivare a fine mese, dei sacrifici che devono fare, quando invece dietro ci sono mamma e papà che pagano le bollette, le rate della macchina, i pranzi e il parrucchiere e il loro stipendio lo investono in vestiti, scarpe, vestiti, borse, vestiti.
      Ecco, loro sì mi fanno incazzare. Perché ci vuole poco ad essere onesti e a dire: non ho di questi problemi, ho la fortuna di avere i miei che mi aiutano. Una delle mie più care amiche me lo dice spesso e non è che per questo le voglio meno bene.

      A questo punto mi viene da pensare che siano quelli responsabili che gioiscono dei loro traguardi a dare fastidio agli altri.

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  4. Mi ha fatto proprio bene leggere questo post. Perchè da 30enne carica di responsabilità con taaanta nostalgia per gli anni di cazzeggio, ultimamente mi sono un pò intristita. Ma hai ragione: c'è quella soddisfazione dopo ogni difficoltà che ti fa dire "Ma allora ce la posso fare!", "Si, sono più forte". Il segreto è riuscire a ritagliarsi delle ore in cui sentirsi ancora una volta 17enne, così si riparte con la giusta carica e la voglia di spaccare il mondo (almeno fino a quando dura).
    Ah, sai cosa mi fa sentire sempre 17enne? Ascoltare i Subsonica, soprattutto i loro primi album, ovviamente :P

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