Pensavo a quando avevo più o meno l'età dei miei alunni, forse qualcuno in più.
Pensavo a quelle piccole emozioni che loro forse oggi non vivranno mai.
Nessun cellulare, solo il telefono di casa. Quel piccolo brivido mentre componi il numero e aspetti: tuuuuuuu...tuuuuuuuu...risponderà lui? Risponderà sua madre? Non t'incartare, non fare figure di mer.... "Pronto buongiorno sono Arianna, posso parlare con G.?". Fiù, andata!
Pomeriggi passati ad inseguire, pedinare, appostate su una panchina, dietro un cespuglio, per scoprire un nome. E scoprirlo sbagliato: quello che era secondo nella tua lista dei preferiti non si è proprio mai chiamato Andrea, ma Tommaso. Vederlo con una e smuovere amiche, compagni di classe, parenti per cercare di capire chi fosse quella. Ora basta andare su fb, cercare tra gli amici degli amici, sbirciare tra le foto.
La sera mettersi alla scrivania. Prendere il cd con il libretto dei testi. Prendere il dizionario di inglese e tradurre. Tradurre canzoni su canzoni, senza usare google translator o quei siti in cui trovi testo e traduzione a fronte. Rimanere delusi nello scoprire che quella così bella in realtà è una cagata pazzesca. Emozionarsi di fronte a "Juliet when we made love you use to cry...".
Scrivere. Non con la tastiera, davanti ad uno schermo, col touchscreen di un cellulare, sulla bacheca di qualche profilo. Scrivere con la penna, su un foglio. Mai in nero, sempre in blu, possibilmente penna stilografica. I fogli bianchi non mi piacevano, preferivo i quadretti piccoli, raramente le righe. Pagine di quaderno, block-notes, scontrini... Ho scritto lettere, biglietti, pensieri. Ho scritto bugie, sentimenti, paure, sfoghi. Ho scritto ad amiche, ad amori, a mio fratello e a mia madre. Ho scritto a chi era sia un amico che un amore, e lui lo sa. Qualcuno invece in tutti questi anni neanche l'ha mai saputo. E poi l'emozione di consegnare quelle righe, nasconderle nell'astuccio, nella tasca della giacca, passarsele veloce all'intervallo, tra le pagine di un libro. Vedersi al semaforo, "Passa a casa mia dopo cena che devo darti una cosa. Guarda che piove, portati l'ombrello". Le mani che si sfiorano mentre si passano quel foglio, gli sguardi.
E poi fare le foto in gita. Praticamente solo in gita o al compleanno. Nessuna digitale, nessun "Cancella che in questa sono venuta male", nessun album su facebook un'ora dopo essere tornati a casa.
Usa e getta comprata all'autogrill, 24 scatti. Tornare, portarla a sviluppare e mandare tuo papà dal fotografo a ritirare tutto. Controllare con lui come sono venute e partire dalle ultime, proprio quelle che i tuoi compagni hanno scattato mentre tu dormivi, immortalando i propri culi nudi e la televisione che trasmetteva un film porno.
Fa sempre tanta nostalgia, ma di quella positiva: io non avrei mai voluto avere 15-16 adesso.
RispondiEliminae il sabato pomeriggio fare la catena telefonica per mettersi d'accordo sull'orario e il posto dove incontrarsi..ah che bei ricordi che mi hai fatto venire in mente!:-)
RispondiEliminagrande decennio, i 90s! ;)
RispondiEliminaLa cosa che manca di più a me è scrivere a mano, su un foglio vero. Mandare e ricevere lettere. Non mail.
RispondiEliminaSono contenta di non essere l'unica a sentire questa mancanza.
Quanti ricordi...E' proprio vero che il tempo vola e le cose sono in continua mutazione...
RispondiEliminaProf, vorrei scrivere lettere, bigliettini, messaggini. Vorrei provarla anche io, l'emozione di cui lei parla.
RispondiEliminaMa non si usa, ora i pomeriggi si passano davanti al computer su facebook a spiare profili e le dichiarazioni, le litigate o la pace si fanno in chat, non a voce.
Ci stavo pensando l'altro giorno, leggendo un libro che parla di due persone che non si conoscono e si scrivono, 'mettendo a nudo l'anima'.
Vorrei fare scambi di lettere e avere l'ansia di aprire una busta che attendevo da giorni e sapere che le parole scritte ormai in un certo senso sono 'morte'.
Con gli sms basta aspettare qualche secondo, a volte anche meno, e la risposta la leggi toccando lo schermo. Che cosa fredda e priva di sentimenti.
Io che voglio provarle, le emozioni, sentire un brivido che percorre la schiena a leggere il suo nome sulla busta e la firma infondo al foglio, scarabocchiata ma non troppo, magari riuscire anche a riconoscere le lettere.
Forse leggere queste storie sui libri non mi fa poi così bene, probabilmente mi impersonifico troppo...
Sara
Sara.
RispondiEliminaScrivi una lettera. Forse non riceverai mai una risposta, ma ti farà sentire un brivido. Una cosa nuova, diversa.
che bel post!
RispondiEliminaSara scusa,
RispondiEliminaleggo solo ora.
Lo so, ti sembra di essere circondata solo da persone che non saprebbero cosa farsene delle tue lettere e dei tuoi bigliettini. Scrivi per te stessa allora. Quanti diari ho tenuto...quelle brutte agende della banca o dell'assicurazione, tutte piene della mia grafia incerta che ben conosci.
Però sono anche convinta che presto o tardi ci sarà qualcuno a cui indirizzare i tuoi pensieri...siamo in pochi Sara, ma non molliamo e teniamo duro. Già solo tra i pochi commenti a questo post so per certo che ci sono dei convinti sostenitori di carta e penna.
E poi leggere fa sempre bene, SOPRATTUTTO quelli in cui puoi impersonficarti. Anche io ne ho letto uno splendido su due persone che si scambiavano lettere. Forse proprio per questo è in assoluto il mio libro preferito, non ci avevo mai pensato prima :)
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RispondiEliminaper dei buoni minuti, riguardo al titolo, ho pensato...evvabbè tredici (perchè ero convinto fosse il 2013) invece di dieci sai che differenza...poi ho avuto un mancamento
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