2 novembre 2010

If you have to go don't say goodbye

La mia amica A. venerdi sera è andata a dormire come tutte le altre sere. Era qualche mese che non ci sentivamo, ma sono sicura che aveva il suo solito sorriso, la risata pronta, il buon umore negli occhi, come sempre.
La mia amica A. sabato mattina, all’alba, si è svegliata con una telefonata di qualcuno che le ha detto che la sua mamma non c’è più. Nessuna lunga malattia, neanche qualche giorno per potersi abituare all’idea. Nessun saluto, nessun bacio d’addio, solo il vuoto all’improvviso, in una mattina che doveva essere come tutte le altre.
La mia amica A. è piccolina, minuta, ma sprigiona un calore indescrivibile. Ha venticinque anni ma ne dimostra meno, un buon umore contagioso, il sorriso sempre pronto a fare capolino. Non ci si annoia mai con lei. Quando abitavo a Torino adoravo andare a cena a casa sua: anche solo cucinare diventava un momento per divertirsi. L’ho vista affrontare gli esami e i momenti di tensione per la tesi con una calma per me, regina dell’ansia, impensabile.
La mia amica A. ieri al funerale della sua mamma era un’adulta, il volto impassibile e tremendamente pallido, ma lo sguardo presente. Non c’era traccia della ragazzina di sempre. Al suo posto c’era una donna segnata dal dolore, ma con il suo solito autocontrollo.
Avrei voluto abbracciarla forte, lì sul sagrato della chiesa, ma era visibilmente infastidita da chi la distraeva dal difficile compito di sorreggere suo padre e stringere la mano a suo fratello. Se credessi in dio, pregherei senz’altro per lei, gli chiederei di starle accanto, di restituirci, col tempo, l’A. che tutti conosciamo.
Ho trascorso questi ultimi tre giorni con il pensiero costante della morte. Cado nel baratro dei perché: perché mi riempio le giornate di impegni e poi non riesco neanche a trovare cinque minuti per bere un caffè con qualche buon amico? Perché faccio progetti a lungo termine, faccio scorte di sogni quando non ho alcuna certezza che tutto vada a buon fine?
Ogni volta che indirettamente mi tocca avere a che fare con lei mi rendo conto di come, da una volta all’altra, io non ci pensi più. E’ normale, credo. Non si può vivere con l’idea fissa che qualcosa di tremendo possa accadere alle persone che amiamo. Allora per qualche giorno ancora, magari qualche settimana, eviterò di innervosirmi con mia madre, cercherò di salutare Luca con un bacio ogni volta che esce di casa,  andrò più spesso a trovare i miei nonni. Ma so già che, inevitabilmente, le cose torneranno poco a poco come prima e la morte mi coglierà nuovamente impreparata e piena di sensi di colpa.


If you have to go don't say goodbye
if you have to go don't you cry
if you have to go I will get by
someday I'll follow you and see you on the other side

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