Moonrise Kingdom

21 maggio 2019

Promettimi

Promettimi che prima di dormire qualche volta, non tutte le sere, 

ti innamorerai più poco o tanto, non ti accontenterai... 
Com'è facile innamorarsi a 18 o 19 anni. Per noi è stato così. Lanciarsi sguardi tra i corridoi della scuola, andare in un certo locale in una certa ora, con la certezza di incontrarsi. Ascoltare canzoni, dedicarsi poesie. Confidarsi con un'amica, tacere i dettagli preziosi, custodirli con cura. E ancora i pomeriggi oziosi a scriversi lettere; fare progetti ma avere paura. Non durerà, mi lascerà, si stuferà. La affrontiamo insieme la distanza, ci saremo sempre l'uno per l'altra.
   Tutte quelle prime volte: il primo bacio, la prima volta per mano in mezzo a una strada, la prima vacanza, il primo  furibondo litigio, la prima notte nello stesso letto, la prima mattina aprire gli occhi insieme. Il primo bagno in mare, il campeggio, il primo esame fallito, i primi successi da festeggiare, il primo concerto, il primo decollo in aereo.
   Ti faccio ascoltare questo disco, tu invece leggi questo libro. Davvero non sai nuotare? A me non piacciono i funghi. Avremo una bambina e si chiamerà  Martina. Guardiamo un film insieme, ma dopo un quarto d'ora io sto già dormendo. Raccogliamo i biglietti del treno, quelli dei concerti e quelli dei musei, ci piacerà riguardarli un giorno. O forse farà male, perché non staremo più insieme. E invece. 



   E dopo quasi vent'anni, com'è? Emozionante. Guardarsi indietro e sorridere di quei capelli lunghi, i suoi, di quei vestiti troppo grandi, le magliette con le scritte, di quei capelli troppo corti, i miei, le insicurezze e stupide manie. Fare un bilancio e rendersi conto di quanto è lunga la strada percorsa insieme. Quei disegni appena abbozzati sono ora un quadro finito, da appendere al muro. Aver saputo fronteggiare i cambiamenti di rotta, insieme. Aver costruito una casa, una famiglia. Una bambina che non si chiama Martina, un lavoro diverso da quello sempre immaginato, o forse no.
   Conoscersi da sempre, crescere insieme ma restare noi stessi. Non è facile. Non è facile guardarsi con il timore di non riconoscersi. Con il timore di non piacersi più, ora che non abbiamo più vent'anni e forse non abbiamo mantenuto tutte le promesse. E forse abbiamo disatteso alcune aspettative. Neanche io avrei pensato che sarei stata una moglie così, una mamma così, una donna così. Venirsi incontro, scendere a compromessi quando non si è d'accordo. Perché a vent'anni ci pensi che si può anche non essere d'accordo, a volte? Che un giorno ti troverai a discutere su come disporre i piatti in lavastoviglie o su come educare un figlio? Non è facile. Si continua a scegliersi, a conoscersi, a mettersi alla prova in situazioni nuove, a volte difficili, a volte stimolanti. Ci sono progetti conclusi, altri che stentano a decollare, altri ancora che stanno nascendo, preziosi tra le mani, ma necessitano di un passo indietro, di sacrifici. Non ci sono più domeniche oziose, ma bambini agitati che ci danno il buongiorno intrufolandosi nel letto,  infilandoci un piede in bocca e uno tra le costole, pacchi di compiti da correggere, la spesa da fare, il bucato da stirare. Non è facile, ma io sono curiosa di scoprire dove possiamo arrivare, se ce la possiamo fare. Non è facile, certi giorni poi non ne parliamo, trattenere il fiato per non respirare profumi sconosciuti, lasciarsi trascinare lungo la strada del "Ma se...". Non è facile, ma ci stiamo riuscendo, scegliere di non accontentarsi  ma, consapevolmente,  innamorarsi ancora, "più poco o tanto". Sempre di te. 

11 febbraio 2019

Fine delle intermittenze

Era il 2006.
Sfogliando non ricordo quale giornale inciampai in queste poche righe che sentii subito mie.


                                                                                                                                                                                   Allora ho detto basta: il problema del padre me lo risolvo da sola. Accetto quest'assenza, smetto di subirla. Ma, se a lui non ho più chiesto niente, è ancora difficile non domandare a tutti gli altri uomini di risarcirmi, di essere loro amanti, mariti, fratelli, padri, a non affidare a loro la mia vita, e a prendermi la mia parte, a non avvertire, in ogni intermittenza d'amore, il presagio di un imminente abbandono.

Sono passati 13 anni.
Poco è cambiato. Le intermittenze d'amore mi mettono sempre una grande (comunque, lo so, immotivata) paura.

Forse di nuovo c'è che ho davvero deciso di risolverla da sola. Forse di nuovo c'è che allora non sapevo cosa volesse dire essere un genitore e ora invece si. Non che io sappia fare il genitore, ma so, da figlia, che cosa vorrei e non vorrei per loro. E più di tutto vorrei che non rimanessero senza risposte, che non si sentissero in colpa, che non avessero dei dubbi sulle ragioni che stanno dietro alle mie scelte e alle mie decisioni. Vorrei che si sentissero amati sopra tutto, senza sentire la dolorosa necessità di dovermi dimostrare qualcosa. La loro stessa presenza è per me la dimostrazione più grande. 

Quello che per loro però non posso fare è assumermi le responsabilità di altri, non posso dar loro risposte che neanche io ho avuto. Spero che possano non farsi scalfire da questo, spero che abbiano preso dal loro papà l'impermeabilità a ciò che non porta nulla di buono, la sua concretezza; la sua capacità di non soffermarsi a contemplare le macerie e di rimboccarsi le maniche per costruire qualcosa di nuovo. Io probabilmente non imparerò mai davvero a farlo, porterò sempre dentro di me un piccolo focolaio di rassegnata malinconia, ma loro no. Questo ho imparato e questo voglio: loro no. Da me loro avranno sempre la loro parte, senza bisogno di chiederla, senza bisogno di risarcimenti.

9 marzo 2016

La mediocrità

Avevo un compagno al liceo che faceva una meravigliosa imitazione di Alberto Angela. Durante una delle ultime feste dell'ultimo anno avevamo anche girato alcuni video,  ma purtroppo ci sono passata sopra per registrare delle puntate di O.C. Maledette VHS.

Il mio amico era (è) bello, di quel bello che piace anche alle mamme, di quel bello che ha fatto arrossire la mia vicina di casa, quando è venuto a prendermi col suo maggiolone per andare ad un raduno e mi aspettava in macchina a petto nudo coi capelli al vento. Era (è) bello, dicevo. E anche simpatico, intelligente, autoironico, al tempo stesso sagace e ingenuo in modo disarmante.

10 novembre 2015

10 novembre

Oggi Sveva compie 16 mesi. Non una ricorrenza particolarmente significativa, ma da quel 10 luglio 2014 ogni 10 del mese mi strappa un sorriso e una piccola fitta al cuore.

2 aprile 2015

Prime volte.

Ieri per la prima volta sono andata in palestra. Si, di quelle vere, con lo spogliatoio, gli attrezzi e la tua scheda personale con gli esercizi da fare.
Ovviamente non ci sono andata da sola perché, va bene tutto, ma io ho bisogno di qualcuno che mi sproni, che mi dica "Muovi il culo, oggi si va a faticare!" e che condivida con me eventuali figure di merda e la mia schiapperia. Anche trovare la compagnia ideale non è facile: se hai l'amica Sporty Spice finisci col non starle dietro e magari demotivarti pure; se vai con quella con cui hai poca confidenza passi un'ora e mezza di merda a far finta di non essere stanca, a non lamentarti, a non fare battute su quella che "Come mai sulla scheda di quella ci sono molti meno esercizi, non è giusto!" e poi la guardi ed è tipo Platinette e allora capisci. Insomma, la mia amica Ele è la compagnia perfetta: stessi trascorsi atletici (leggi: nulli) e stessi obiettivi. Abbiamo cercato una palestra che fosse abbastanza nuova e non fatiscente, che non puzzasse e che non fosse popolata da super palestrati o modelle di Victoria's Secret. Direi che ce l'abbiamo fatta.

18 marzo 2015

Post di servizio

Ho cambiato il nome del blog. Si, ci faccio un post apposta perché non mi si caga nessuno e se non ve lo dico io neanche ve ne accorgete, stronzi. (Si, ok, anche meno). (Scusate, davvero).
L'ho cambiato perche somewhere over the rainbow ho trovato il mio moonrise kingdom, sempre che io abbia capito esattamente cosa voglia dire. E poi è il titolo di un film stupendo, che mi fa sorridere e mi mette in pace col mondo per cui ho bisogno di sentirmi così in questo momento della mia vita.

Ho aggiunto anche quei tastini carini colorati. Cliccateli, ci ho messo un pomeriggio a sistemarli. Il mio Pinterest non l'ho messo perché è spoglio e triste e miserello, quindi niente.

E per concludere vi consiglio di leggere il blog di mio cugino (http://bosoblog.com/) che un giorno ha deciso di lasciare il suo posto a tempo indeterminato, il suo appartamento, ha venduto e regalato le sue cose ed è partito per l'Australia. Se avete una mezza idea di fare qualcosa di simile troverete informazioni pratiche, se invece non ce l'avete leggetelo lo stesso, magari vi viene!

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