11 novembre 2007

Il gatto nero day...


Nel corso dei millenni il gatto, e in particolare il gatto nero, è sempre stato oggetto di sentimenti contrastanti da parte dell’uomo.
Nell’antico Egitto il gatto era adorato come divinità e associato al culto di Iside, dea della notte e quindi del mistero, del buio e delle ombre che nascono e si muovono alla pallida luce della luna... Il gatto sembrava essere il rappresentante perfetto di questo tenebroso mondo: sinuoso, elegante e silenzioso, con i suoi grandi occhi luminosi che brillano nell’oscurità. Tuttavia, proprio tutte queste caratteristiche, sono state la sua rovina durante i secoli successivi. Dai tempi dell’avvento del Cristianesimo, per i gatti neri le cose cominciarono a mettersi male, fino a quando nel Medioevo l’accanimento nei suoi confronti divenne una vera e propria persecuzione. Su indicazione della Chiesa, vennero associati al diavolo: gli occhi penetranti nell’oscurità, il pelo nero e le movenze furtive non potevano che ricordare il demonio. Inoltre, erano ritenuti anche compagni delle streghe perché, come loro, uscivano di notte. Non c’è da stupirsi se tale associazione di idee aveva tanta presa sull’immaginario collettivo dell’epoca: durante il Medioevo, si sa, la paura di finire sul rogo era forte e se la regola era quella di eliminare i gatti neri, lo si faceva senza discussione. Qualche secolo dopo, archiviato Satana, fu l’epoca dei pirati: le vele nere visibili da lontano erano indizio di distruzione e rovina imminente. Inoltre i lunghi viaggi dei pirati erano allietati dalla compagnia di gatti, in quanto indispensabili per salvare i bottini alimentari dall’attacco dei ratti. Insomma, un motivo per non avere in simpatia questi felini si trovava sempre. E se quest’odio era in qualche modo motivato da spiegazioni, se non proprio plausibili, per lo meno riconducibili al contesto storico-culturale durante il quale erano diffuse, il fatto che questo sentimento sopravviva ancora oggi è, a parere mio, davvero incredibile.
Ogni anno, secondo l’AIDAA (Associazione italiana difesa animali ed ambiente) vengono sterminati 60 mila gatti neri. L’AIDAA ha deciso che è giunto il momento di dire basta e di istituire la giornata di Tutela e dignità dei gatti neri. L’idea e’ quella di celebrare ‘il gatto nero day’ il 17 novembre. Durante questa giornata si terrà un convegno che presenterà i dati del lavoro fatto da AIDAA e da tutte le altre associazioni animaliste, e si premieranno coloro che in qualche modo si dedicano alla cura ed alla salvezza dei gatti neri. I promotori precisano che la scelta del 17 novembre non è casuale: innanzitutto il 17, che insieme ai gatti neri rappresenta nella mente dei superstiziosi il simbolo della sfortuna, e poi il mese di novembre, durante il quale si celebra la notte di Halloween, giorno in cui tra l’altro le uccisioni di gatti neri raggiungono il loro apice.

Molto spesso sono superstiziosa: quando prendevo un bel voto ad un esame, a quello successivo mi presentavo vestita uguale da capo a piedi; quando in cosa finisco dietro ad un carro funebre non è che sia proprio contenta…ma i gatti neri, no. Non toccateli. Sono dei gatti come tutti gli altri, però col pelo nero. Embeh? Io ho i capelli castano chiaro, mia mamma è bionda e mio Dio ho un’amica con i capelli neri! Forse io sono troppo di parte: 19 anni con un gatto che consideravo un fratello vero e proprio non mi permettono di essere obiettiva in merito a questa questione, ma io non ho dubbi: se esiste una giornata per la mamma, una per il papà, una per i nonni, una per la donna e soprattutto una per gli innamorati, perché no una per i gatti neri?
Forse una volta tanto hanno ragione gli inglesi che li considerano un portafortuna, tanto da avergli dedicato un proverbio che recita “In una casa in cui c’è un gatto nero, non mancherà mai l’amore”.

2 commenti:

  1. Pienamente d'accordo con te. A prescindere dal fatto che io adoro i gatti neri, per me i più belli di tutti.
    Se mai avessi potuto tenere un animale in casa (mia mamma è allergica, e poi c'ero già io) senza dubbio avrei voluto un gatto e chiamarlo Cagliostro. Buffo vero?
    Qualche sera fa stavo tornando a casa e sulla stradina che arriva al mio parcheggio un gatto nero mi ha attraversato la strada...per ora sono ancora qui, che dire: "Homo quisque faber ipse fortunae suae", se non sbaglio. Ovvero: "Ciascun uomo è artefice della propria fortuna".
    Ah, dimenticavo: complimenti per il blog!

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  2. Beh io ho sempre cambiato strada quando un gatto nero mi tagliava la strada, oppure mi fermavo e sapettavo che passasse prima qualcun altro!
    Ma l'altra sera qualcosa è cambiato, un gatto nero mi ha attraversato, la strada stavo per cambiarla ma poi mi sono detto, solo noi determiniamo il nostro destino e per la prima volta ho attraversato quella linea invisibile della sfortuna, per adesso sono qua che scrivo quindi...

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