Facevo le elementari, la quarta forse. Cercavo di spiegare a mia madre:
"Non sono qui, mamma. Tu mi vedi, fisicamente ci sono, ti parlo e quello che dico non è stupido, o senza senso. In realtà però io non sono qui". Glielo dicevo preoccupata, speravo avesse delle risposte da darmi, anche un "Tesoro, andiamo dal dottore e gli racconti tutto".
Invece lei rispondeva "Ah si? E se non sei qui dove sei di bello?". Frustrante.
Sinceramente, non so dire bene dove fossi. Pensavo ai fatti miei in modo così intenso da isolarmi totalmente, che mi girava la testa. Gli altri non se ne accorgevano neanche, ma i miei pensieri erano così forti da creare una specie di mondo parallelo in cui vivevo solo io, con i miei affari importanti da risolvere. Talmente importanti da influenzare i miei buoni e i miei cattivi umori, da cambiare una giornata, da farmi litigare con qualcuno.
Poi ho smesso di non sentirmi presente. Sono rimasta pensierosa, ma quella sensazione di essere parte di qualcos'altro che gli altri non potevano vedere e capire non è mai più tornata.
Col tempo, inconsciamente, l'ho sostituita coi sogni.
Non ricordo chi, quindi potrebbe essere anche totalmente falso considerato che io credo a qualsiasi menata mi raccontino, mi ha spiegato che tutti sognamo, tutte le notti, ma solo alcuni sogni si ricordano, solo alcune volte. Ecco, se la potenza onirica si potesse tramutare in energia io in una notte potrei soddisfare il fabbisogno europeo di un intero anno. E se fosse finita qui non ci sarebbero grandissimi problemi. Il fatto è che non sogno mostri, alieni, elfi, fate e gnomi. Io sogno persone. Persone che fanno parte della mia vita, a dire il vero per lo più persone che non ne fanno più parte. E non la commessa del negozio di scarpe in cui mi trascinava mia madre da bambina, non il compagno del liceo che "davvero quello era in classe con me?". Sogno persone importanti, persone che avrebbero potuto esserlo molto di più, persone che non ci sono più. Li sogno in situazioni assolutamente realistiche, che fanno le cose splendide che hanno sempre fatto, o che mi dicono le cose più brutte che ho davvero paura di sentirmi dire.
E quando mi sveglio al mattino, più stanca di prima, mi ritrovo catapultata in quello stesso mondo di quando da bambina io non ero presente. A volte dura un secondo, me ne dimentico subito. Altre volte mi trascino dietro quelle immagini, quelle parole, quelle sensazioni per tutto il giorno, mi ci aggrappo per non farle scivolare via ed è davvero tanto stupido, tanto da influenzare i miei buoni e i miei cattivi umori, da cambiare una giornata, da farmi litigare con qualcuno.
O come ti capisco.
RispondiEliminaCerti sogni e immagini sono così forti da farti pensare -anche alla luce del sole- che il mondo vero sia quello che hai lasciato quando sei scesa dal letto e che quello che stai vivendo al momento sia una realtà virtuale che non ti appartenga affatto.
A me succede solo con i sogni belli, quelli brutti per fortuna riesco a catalogarli velocemente nel cassetto "incubi&affini".
al di là dei post, sei deliziosa nelle introduzioni, nell'arrivare al dunque! :)
RispondiEliminabellissima e interessantissima questa storia, succede anche a me, tuttora, anche se in modo un po' diverso. a me però quella risposta sarebbe piaciuta, perchè disponibile ad ascoltarmi. la mia testa è la mia tana. tornerò, blog molto carino. a te va di venirmi a trovare? parlo di cinematherapy fatta in casa spesso al femminile. http://iovedo.blogspot.it
RispondiEliminabaci
Dujour