22 giugno 2010

Cià pesci*

Sto preparando un esame di tibetologia, in particolare sul buddhismo tibetano.
"Bellissimo", è il commento di tutti coloro che mi chiedono cosa io stia studiando in questo momento. Una figata, è vero. Almeno fino a pagina 3. Dopo, il delirio.
Ad una prima lettura ho capito quasi nulla, ma quel poco, pochissimo che sono riuscita a cogliere, mi ha buttato addosso una coperta di paranoie, ansie e incertezze: il dolore è impermamente. Ottimo. Ma tanto chissene, perché tutto è impermamente. E allora pagina dopo pagina tutti i miei solidissimi castelli in aria hanno cominciato a crollare: progetti, ambizioni, sogni... all'improvviso mi sembra tutto così irragiungibile, impossibile.
Per carità, trovo questa religione/filosofia decisamente affascinante sotto molti punti di vista (che, lo giuro, ho ben chiari in testa ma ancora non riesco a formulare).
Però, io ciò l'ansia.

*espressione utilizzata da un mio alunno, il secondo giorno di scuola, per dirmi che il suo compagnetto di banco aveva come animali domestici dei gioiosi pescetti rossi. Ormai è entrata nel mio uso quotidiano.

2 commenti:

  1. ariiii! passa all'induismo, piuttosto!! tu hai un sogno che è ben preciso, e sei sulla buona strada -e già parecchio avanti- per realizzarlo. Non farti mettere in testa strane idee da uno stupido esame, eh??? :P
    tanti baciiiii

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  2. non vederla così, in realtà dovrebbe sollevarci dal peso eccessivo che diamo alle cose, ci insegna ad accettare il cambiamento e (in teoria) dovrebbe toglierci la paura della morte... dai su, prova a vedere il bicchiere mezzo pieno anche nel buddhismo tibetano, poi, come si dice, la verità sta nel mezzo!
    p.s è possibile invece cha a me piaccia perchè sono una pessimista convinta, in tal caso forse hai ragione tu... ;)

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