1 ottobre 2010

The rat within the grain.

Quella che per tanto tempo ho immaginato potesse essere la mezz'ora più bella della mia vita, è stata sicuramente una delle peggiori.
La colpa è mia, senz'altro. Andrea de Carlo in Due di due diceva che "non bisognerebbe mai immaginarsi niente molto in dettaglio perché l'immaginazione finisce per mangiarsi tutto il terreno". Molto saggio. Peccato che io non sia mai riuscita a mettere in pratica questo consiglio.
Avevo immaginato l'emozione trasparire dai tuoi gelidi occhi azzurri. Avevo riflettuto sulle parole che avresti scelto per dirmi "come sei bella, figlia mia" invece delle solite razionali riflessioni sui soldi e su come dividere le spese. Ero quasi riuscita a immaginare il tuo abbraccio caloroso una volta usciti dal negozio ma non ho sentito proprio niente, così distanti sul marciapiede.
E va bene così, dai.
Anzi, no.
Perché non l'ho chiesto io di essere tua figlia, eppure ho cercato di farlo nel migliore dei modi: ho vissuto con la costante preoccupazione di non essere un peso, attenta a non fare passi falsi, a non deluderti, a non farti pesare una situazione in cui sicuramente nessuno voleva trovarsi, ma di cui certo non posso assumermi la responsabilità, io. E il peso infatti lo portiamo noi, io e quell'altro ragazzo alto che mai mi ha lasciata sola e mai mi ha delusa negli ultimi vent'anni (com'era prevedibile, infatti, anche oggi è stato così).
Il tempo passa e io continuo a credere che le cose cambieranno, che la ferita si rimarginerà. Il mio sogno è quello di poter essere totalmente indifferente e impermeabile a tutto ciò che ci riguarda. Ho sviluppato delle mie strategie, ho dei metodi per farmi scivolare addosso le cose. Ci sono però delle falle, ci sono delle crepe, ci sono delle variabili che non avevo calcolato e fanno impazzire il sistema mandandolo, mi scuso per il francesismo, felicemente a puttane.
Quando imparerò a non permetterti più di farmi del male, papà? Quando smetterò di  permetterti di farmi sentire ancora una bambina sbagliata di fronte a te, quella che chiede e pretende senza averne diritto, anche ora che sono una donna?
Ma più che quando, come?
Qualcuno me lo spieghi, per favore.
Grazie ancora per aver rovinato quella mezz'ora, per aver aggiunto l'ennesimo ricordo di merda alla mia splendida collezione.
Che non è vero che ci ricordiamo solo le cose dolorese perché più traumatiche e quelle piacevoli si perdono nella memoria. A volte ci ricordiamo solo le cose brutte perché ci sono solo cose brutte da ricordare.

I wouldn't want you to want
To be wanted by me
I wouldn't want you to worry
You'd be drowned within my sea
I only wanted to be wonderful
And wonderful is true
In truth I only really wanted
To be wanted by you.

(Damien Rice_The rat within the grain)

1 commento:

  1. Le cose belle ci sono, da qualche parte, nascoste, introvabili, ma poi saltano fuori. Quando meno te lo aspetti, anche se magari non serve più.

    Oggi probabilmente ti sembra impossibile, come lo è sembrato a me quando mio padre, alla notizia che mi avevano preso per qual lavoro che tu sai e che mi pagavano non ha detto altro se non che mi sospendeva la "paghetta" mensile. Non un brava, non un complimenti, nessuna domanda, nemmeno un sorriso. Ho smesso di cercare la sua approvazione tempo fa, ma istintivamente ancora sono lì, a guardarlo ed a sperare che un giorno mi veda come lui vorrebbe che fossi.
    So che un giorno succederà. Ne sono sicura, e devi esserlo anche tu. Credo che crescendo la distanza si riduca. Che noi riusciamo a capire di più loro, e loro a capire di più noi. O forse arriva il momento in cui ci rassegniamo e riusciamo a farci bastare così come siamo.

    Nulla comunque può cancellare la delusione di oggi, e questo lo capisco. Mettiti a letto con il Lapino e ascolta un po' i Sigur ros. Una bella camomilla e a nanna. E come diceva la cara vecchia Rossella Ohara, "domani è un altro giorno".

    Ti abbraccerei forte forte, ed è come se io l'abbia fatto.

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