A volte mi sento come braccata dalla mia indolenza,
dal tempo che scorre inesorabile mentre io cerco di correre più forte per stargli dietro.
Non c'è nessuno a fare il tifo per me.
Anzi, mi sembra di risentire le voci di chi sembrava non fermarsi mai, anni fa, mentro io avevo i piedi incollati all'asfalto.
Mi dicevano che ero fragile.
Mi dicevano che ero indecisa, debole, condizionabile, perculabile.
Non tutti, eh. Ma qualcuno me lo diceva.
E in genere, queste cose, te le dicono proprio quelli che in quel momento ami di più,
proprio in quel momento in cui li ami di più.
In parte, forse, avevano anche ragione.
In parte, forse, sono stata al loro gioco.
Quelle parole restano. Fissate su un foglio a quadretti, a volte rimbombano nelle orecchie, le posso toccare come se si fossero infilate sotto la pelle dell'avambraccio destro. Non se ne andranno mai.
Allora continuo a correre, esausta, fino a quando i triangolini luminosi e intermittenti dell'emicrania con aura non mi si piazzano davanti e mi impediscono di vedere oltre la mia retina. Fino a quando la sera nel letto i pensieri escono dalla mia testa e si infilano nel cuscino, nelle coperte, nel buio e io non riesco più a dormire. E mi arrabbio, e a volte piango, e ciao.
Poi mi fermo. Mi fermo e rifletto. Con i piedi ben fissi nell'asfalto, come un tempo. Mi guardo attorno e mi rendo conto che nella mia corsa non sono stata poi totalmente inerme. Ho sposato l'uomo della mia vita, ho preso una seconda laurea, ho comprato una casa. Mi rendo conto che quella che alcuni hanno definito debolezza, e che invece mia mamma ha sempre amorevolmente chiamato "zucca di legno", mi ha portata fino a qui oggi.
E non ho finito. Mi sono solo fermata per prendere il fiato. Mi sono solo fermata per raccogliere i miei sogni.
Perché "Prof, gli adulti sognano? Lei sogna?".
Caspita, sì.
E quando questi sogni sono progetti, obiettivi, li tieni ben stretti a te, li infili nella tasca segreta della giacca, e ricominci a correre.
e lo so che fa strano, sentirselo dire da una che nemmeno conosci, ma io ti voglio bene
RispondiEliminaConosco bene la sensazione dei piedi incollati all’asfalto, quella sensazione di disagio dove ti sembra di essere spettatrice mentre tutti intorno a te corrono. Ma conosco ancora meglio la sensazione che si prova quando si realizza di aver raggiunto degli obiettivi e tu come me hai avuto la fortuna di provarle entrambe. Quindi si: fermati, corri e di nuovo fermati sempre con i tuoi sogni ben custoditi. Realizzali e inventane altri. E’ questo il segreto per non stancarsi mai, ma non tutti lo sanno! :)
RispondiEliminaEleonora