15 giugno 2008

Please please please, let me get what I want...

Probabilmente avrete presente questa scena, che ricorre spesso nei film americani: la bambina, in genere sui nove o dieci anni, ha il tanto atteso saggio di danza. Non è la prima ballerina, ma ha una particina tanto carina, e quel tutù rosa le sta d'incanto. Quello che desidera di più è che il suo papà esca in tempo dal lavoro per andare ad ammirarla. Gliel'ha promesso; tante volte è mancato, ma questa non lo farà. Il saggio comincia, da dietro il tendone rosso la bimba sbircia il pubblico: tante mamme, tanti papà. Non il suo. Una volta sul palco continua a cercarlo con lo sguardo, continua a fissare la porta giù in fondo, sperando di vederlo entare, con il suo cappotto serio ed in tasca la migliore delle scuse. Ma la sua parte è finita, e di lui neanche l'ombra. (La variante bambino maschio vede il medesimo padre e una partita di qualche sport molto americano tipo baseball).

Nel ruolo della bimba, venerdì, c'ero io. (Senza tutù rosa, lo giuro).
Nel ruolo del papà, venerdì, c'era papà.
Nel ruolo del saggio di danza, venerdì, c'era il convegno finale del progetto che ho seguito negli ultimi 8 mesi.

Però papà è venuto.


3 commenti:

  1. Mi spiace, cara...A volte, secondo me, si ferisce la gente senza volerlo o senza rendersene conto. Non che sia un alibi eh...Siamo grandi e grossi e ci dobbiamo rendere conto e imparare a vivere.

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  2. Che amore tuo papà.
    ma se hai scritto questo post vuol forse dire che è comunque arrivato in ritardo?

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  3. Il post l'ho scritto perchè ho vestito i panni di quella bimba tante volte... Ma quell'ultima frase "Però papà è venuto" è la chiave di tutto. A volte devono passare tanti anni perchè un sogno di bambina si avveri; il mio, per quanto possa sembrare insignificante, venerdì si è arrivato!
    Comunque hai ragione Francesca: così si impara a vivere, e poi noi siamo donne con le palle e le spalle larghe!

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