Cedo alla stanchezza di una giornata che sembrava non voler finire mai.
Cedo all’arrivo della primavera, che mi provoca infantili sbalzi d’umore.
Cedo all’amaro in bocca lasciato da una telefonata irrisolutiva.
Non ho voglia di tornare subito a casa. Il cielo, appena sopra le montagne è di un rosa velato, l’aria fresca risveglia strani ricordi, ho voglia di guidare e di una canzone triste. Sembra che tutti abbiano avuto la mia stessa idea, ma in realtà è solo l’ora di punta. Adoro rimanere incastrata nel traffico: lascia il tempo di pensare. O, finalmente, di non pensare. Spero in macchine in doppia fila che mi blocchino la strada; spero in semafori arancioni, di più, rossi. E quando, eccola, quella è la strada di casa, invece di voltare a destra tiro dritto. So benissimo dove sto andando, ma faccio finta di non avere una meta: lascia il tempo di decidere. O, finalmente, di non decidere. Ho bisogno di respirare, ho bisogno di vedere, ho bisogno di sentire il cuore battere, le mani tremare. Quante volte ho fatto quella strada: spesso d’impulso, proprio come adesso, spesso con l’ansia e il desiderio accumulati da ore di attesa. A volte l’attesa invece è durata settimane, mesi…
“Dev’esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto, dove non soffriremo e tutto sarà giusto” si chiedeva il Cyrano di Guccini. E io, noi, l’avevamo trovato quel posto.
Parcheggio, scendo dalla macchina, e finalmente mi trovo. Non è cambiato molto, e l’emozione è la stessa di quando ci andavo da sola, senza la prospettiva dell’incontro. Una profonda malinconia, sempre lei, la solita. Una profonda serenità, amica inseparabile della mia malinconia.
Osservo il cielo che si scurisce, i lampioni, l’asfalto, le montagne, le auto, le erbacce, la ghiaia, un gatto. Il guard rail. La scritta sul guard rail, la mia scritta., sbiadita da sette anni di pioggia. Solo rileggendola mi rendo conto di quanto, ora, quella frase non abbia più senso.
Ho preso la macchina per restare da sola, ho guidato nel traffico per parlare con me stessa…e l’unico posto in cui sono riuscita ad arrivare è questo. Dove ogni cosa non è solo mia, ma è nostra. Dove ogni attimo vissuto è stato segreto, e per questo ancora più prezioso e indimenticabile. Dove ho imparato a non sentirmi mai sola…mai. Dove è impossibile non sentirti, anche se non ci sei.
Remembering
Your touch
Your kiss
Your warm embrace
I'll find my way back to you
Please say you'll be waiting
Together again
It would feel so good to be
In your arms
Where all my journeys end...
Tracy Chapman - The Promise
Cedo all’arrivo della primavera, che mi provoca infantili sbalzi d’umore.
Cedo all’amaro in bocca lasciato da una telefonata irrisolutiva.
Non ho voglia di tornare subito a casa. Il cielo, appena sopra le montagne è di un rosa velato, l’aria fresca risveglia strani ricordi, ho voglia di guidare e di una canzone triste. Sembra che tutti abbiano avuto la mia stessa idea, ma in realtà è solo l’ora di punta. Adoro rimanere incastrata nel traffico: lascia il tempo di pensare. O, finalmente, di non pensare. Spero in macchine in doppia fila che mi blocchino la strada; spero in semafori arancioni, di più, rossi. E quando, eccola, quella è la strada di casa, invece di voltare a destra tiro dritto. So benissimo dove sto andando, ma faccio finta di non avere una meta: lascia il tempo di decidere. O, finalmente, di non decidere. Ho bisogno di respirare, ho bisogno di vedere, ho bisogno di sentire il cuore battere, le mani tremare. Quante volte ho fatto quella strada: spesso d’impulso, proprio come adesso, spesso con l’ansia e il desiderio accumulati da ore di attesa. A volte l’attesa invece è durata settimane, mesi…
“Dev’esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto, dove non soffriremo e tutto sarà giusto” si chiedeva il Cyrano di Guccini. E io, noi, l’avevamo trovato quel posto.
Parcheggio, scendo dalla macchina, e finalmente mi trovo. Non è cambiato molto, e l’emozione è la stessa di quando ci andavo da sola, senza la prospettiva dell’incontro. Una profonda malinconia, sempre lei, la solita. Una profonda serenità, amica inseparabile della mia malinconia.
Osservo il cielo che si scurisce, i lampioni, l’asfalto, le montagne, le auto, le erbacce, la ghiaia, un gatto. Il guard rail. La scritta sul guard rail, la mia scritta., sbiadita da sette anni di pioggia. Solo rileggendola mi rendo conto di quanto, ora, quella frase non abbia più senso.
Ho preso la macchina per restare da sola, ho guidato nel traffico per parlare con me stessa…e l’unico posto in cui sono riuscita ad arrivare è questo. Dove ogni cosa non è solo mia, ma è nostra. Dove ogni attimo vissuto è stato segreto, e per questo ancora più prezioso e indimenticabile. Dove ho imparato a non sentirmi mai sola…mai. Dove è impossibile non sentirti, anche se non ci sei.
Remembering
Your touch
Your kiss
Your warm embrace
I'll find my way back to you
Please say you'll be waiting
Together again
It would feel so good to be
In your arms
Where all my journeys end...
Tracy Chapman - The Promise
che bello...bel post cara..
RispondiEliminaE' molto sincero il tuo blog, ne ho letto degli estratti, ti seguirò con piacere.
RispondiEliminaBuon week end.
non vedo l'ora di essere a casa dove le tue giornate finiscono...
RispondiEliminaBellissimo il tuo blog! =)
RispondiEliminagood start
RispondiEliminaquello che stavo cercando, grazie
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