4 novembre 2010

Della sala insegnanti.

Sto seriamente valutando l’idea di scrivere la mia prossima tesi di laurea sulla vita in sala insegnanti.
Ogni giorno affronto quella che in antropologia viene chiamata “osservazione partecipante” (Malinowski sarebbe fiero di me); in parole povere, trascorro del tempo gomito a gomito con loro.  Parlo con loro. Li ascolto, leggo tra le loro righe, imparo a tacere, mi limito ad osservarli.
Come gli antropologi che, per quanto bravi, difficilmente riescono ad abbandonare il loro punto di vista eurocentrico, io non riesco a uscire dal ruolo (che mi è stato assegnato da loro) di precaria. Peggio, se possibile.
Io sono la giovane precaria nominata dal dirigente, neanche nelle graduatorie.
Io sono il fondo della Coca Cola ormai sgasato che non vale la pena bere e finisce giù nel lavandino.
Io sono il maglione di lana che non va in lavatrice insieme al resto del bucato e rimane tutto solo nella cesta.
Io sono le istruzioni dei “Quattro salti in padella” che non legge mai nessuno.


Nessuno lo dice esplicitamente, perché nessuno parla mai con me.
Nessuno mi fa pesare la mia presenza, perché semplicemente vengo ignorata.
Nessuno reputa che il mio lavoro sia interessante, i miei compiti fotocopiabili, le mie idee innovative.
Ad ormai due mesi dall’inizio della scuola qualcuno mi fissa ancora per qualche secondo e con pollice ed indice sul mento, l’aria perplessa, chiede: “Riccio, vero?”.
No, Sto Cazzo.
Un giorno di questi giuro lo dico.



N.B. Ci tengo a precisare che i fatti sopra descritti non riguardano in alcun modo tutte le sale insegnanti, certamente non quella che ho avuto il piacere di frequentare lo scorso anno scolastico. Per dovere di cronaca, e di affetto nei confronti dei miei ex colleghi, mi sembrava doveroso specificarlo.
Precisazione numero due: qualche collega splendido con il quale chiacchierare, confrontarsi e scambiare due battute c'è anche quest'anno. Raggi di sole in quel postaccio lugubre.

4 commenti:

  1. ma ari, sto di nome e cazzo di cognome o ari "sto cazzo"?
    no perchè se è la seconda anche "di sto cazzo" non sarebbe male...fa molto "di montezemolo"!!
    e poi....le ore nella saletta della bidella mi hanno cmq permesso di ricordare che habemus regge l'accusativo!! questo per il post precedente...e che non si dica che il 60 (/100) alla matura non fosse meritato!!!

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  2. ma che precisino questo sessanta centesimi!
    ti dedico tutto il mio "Sto Cazzo". Anzi, di Sto Cazzo. Contento?
    Gnègnègnè.

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  3. sei già permalosona come uno di loro!!
    ihihihihhihi

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  4. C'è anche un certi gusto, fidati, a non diventare mai davvero "uno di loro".

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