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9 ottobre 2012

Pocket Coffee. E mandarini.

È ricominciata la scuola.

Tanti nomi nuovi da imparare, tante vite da scoprire.
Mi piace cercare di capire cosa si nasconde davvero dietro quello che loro mostrano. Non nego di farlo spesso con un po' di imbarazzo e tanta discrezione, e dove trovo un muro, certo, mi fermo. Ma è una sensazione stupenda quando qualcuno che all'inizio era diffidente e silenzioso, ti cerca per raccontarti l'allenamento del pomeriggio prima, cos'ha mangiato a cena o semplicemente alza lo sguardo e ti fa un sorriso.

Poi ci sono le risate, quelle non mancano mai. Parole storpiate, doppi sensi, genuinità.
"Prof, ma quella roba che sta scrivendo alla lavagna bisogna copiarla?"
"No, macché, io scrivo per passare il tempo"
"Aaaah, ok! Allora nel frattempo posso fare altro".

E ci sono anche quei momenti in cui la tua vita entra in classe e tu davvero non vorresti.
Oggi si parlava di Halloween e S., alunno che ho già avuto due anni fa, sorridente mi dice:
"Prof, si ricorda che due anni fa le caramelle ad Halloween me le ha date sua nonna? Troppo forte, io conosco la nonna della Riccio!".
È successo che per dieci, quindici secondi, lunghissimi secondi, il mio cervello è andato in tilt.

Prima mi sono ricordata del racconto di S., appena due anni fa.

[Con alcuni amici, travestito da fantasma, aveva fatto il giro del quartiere suonando alle varie porte, anche a quella di Nonna Palmina. Lei ovviamente aveva aperto. Avava fatto finta di spaventarsi, aveva scherzato con loro, aveva riempito i loro sacchetti e, alla domanda di S. incuriosito dal cognome sul campanello, aveva risposto fiera "Si, la professoressa Riccio è mia nipote".]

 Poi ho pensato alla Nonna Palmina e alle sue caramelle.

[Lei non era di quelle nonne con le caramelle da signora anziana, al rabarbaro o alla menta. La nonna aveva i cri-cri, gli orsetti, le coca-cola quelle che frizzavano sulla lingua. Quando siamo cresciuti le caramelle sono andate diminuendo e sempre più spesso ci proponeva le Nougatine, i Monregalesi (possibilmente al rum) e i Pocket Coffee. Ecco, al mio alunno undicenne e ai suoi amici Teschio, Urlo di Scream e Zombie la Nonna Palmina ha dato manciate di Pocket Coffee. E "per bilanciare" dei mandarini.]

Poi ho fatto confusione tra nonne e nonni.

[Ho pensato "Meno male che non ha parlato dei nonni, perché i nonni io non li ho più". Una vocina dentro di me ha risposto "Che dici? E il Nonno Ettore dove lo lasci?". Allora ho capito. Sono le nonne, che non ho più.]

Nonna Palmina non c'è più. 
Tutto in pochi confusi secondi. Poi mi è uscito, senza riuscire a farmarlo, di fronte a un S. veramente (stranamente) dispiaciuto:
"S., quest'anno non passare dalla nonna. La nonna non c'è più".

E niente, per fortuna è autunno.


12 dicembre 2011

Letteratura italiana. Più o meno.

Alunno E.:
- "Gli ideali di Foscolo erano la Libertà, la Gloria, la Paternità".
- "La natura per Leopardi è matrigna perché, ad esempio, ne L'infinito la siepe gli impedisce la vista...quindi la natura è cattiva"

Alunno A.:
- "Prof, quella che so meglio di Foscolo è In morte del bro' Jo". 
 Povero, povero, povero fratello Giovanni.

18 novembre 2011

L'effetto serra

Da: Verifica di geografia
Autore: P.R.

"Non è per niente positivo,
perché questo aumento dell'effetto serra
porterà ad un aumento delle temperature
che causeranno lo scioglimento di ghiacciai
che porterà all'innalzamento dei mari
che causerà l'innondazione di alcune regioni costiere..."
... che al mercato mio padre comprò?

16 novembre 2011

Back.

Dietro a questa lunga assenza (oddio, ve n'eravate accorti, vero?) non c'è una precisa volontà di smettere di scrivere, per la carità. 
Dietro questa lunga assenza c'è solo la vita: il trasloco, il marito, la casa nuova, il gatto, il lavoro, pilates, l'università. In realtà dietro questa lunga assenza c'è anche la telecom che non veniva a metterci la linea nuova, per dire.
Durante queste settimane ho prodotto i post più meravigliosi della mia carriera di blogger: sono sicura che, se solo li avessi scritti, sarei stata contatta da una qualche casa editrice per pubblicare un libro che tutti avrebbero letto che mi avrebbe fatto fare un sacco di soldi che avrei usato per pagare il mutuo che.
Vabbè, niente. Non li ho scritti.
E poi c'è quel giorno che entri in classe e, non sai come ci siete arrivati, alunna F. ti chiede:
"Prof, ma che senso ha...?" 
e pensi "...studiare grammatica, fare l'analisi del periodo, imparare le poesie a memoria". Ma mentre ti prepari la risposta da prof, di quelle che "sivabbè", alunna F. continua:
"Che senso ha tutto quello che facciamo...vivere...se tanto poi dobbiamo morire?".
Ecco. 
"Che senso ha avere dei progetti, impegnarsi per realizzarli se tanto poi di noi non rimane niente?".
Appunto.
"Prof, lei me lo devo dire".
A volte vorrei tanto che qualcuno lo spiegasse anche a me, F. 
Vorrei avere la risposta alle tue domande, che sono le stesse di tutti, anche le mie. Vorrei averle quando vado a dormire tardi, troppo tardi la sera, per prendere questa laurea che porcamiseria io la mia laurea me la sono già presa. Vorrei averle quando mi scontro col (non)rapporto che ho con mio padre e gli errori in cui ricado ogni volta con lui. Vorrei averle quando penso a Laura che un pomeriggio mi ha scritto di cose di tutti i giorni e due giorni dopo non c'era più.
"Prof, ha pensato alla domanda che le ho fatto ieri? Ha trovato una risposta?"
Eccome se ci ho pensato, F. 
La risposta vorrei provare a dartela. Perché la mia risposta, per me, siete anche voi.
La mia risposta sono Luca e Mao. La mia risposta è la nostra casa nuova che profuma di candela alla vaniglia e ha tutti i nostri libri dentro; sono i nonni, la nonna, che non molla mai. La mia risposta sono le foglie in autunno e la prima neve che soffoca i rumori. La mia risposta è un paio di scarpe nuove e una telefonata con un'Amica; la mia risposta sono le lenzuola pulite la prima sera che le usi. La mia risposta è il cestino della bicicletta che mi salva sempre quando ho tremila cose da portare a casa. La mia risposta è la mamma che mi chiama per confessarmi che sta mangiando la Nutella con il cucchiaino; sono i concerti a cui sono stata e quelli a cui andrò, le brioches tardi il sabato sera, qualcuno che con cui non parlavi da anni che mette da parte il rancore. La mia risposta sono le cose che ho deciso di fare per me e per chi è accanto a me.
Però F. la mia risposta non te la posso dare. Perché ognuno, di risposta, ha la sua.

(Nella foto, la nostra scuola).

12 giugno 2011

Cara Proffy, le scrivo...

Per farvi capire cosa vuol dire avere a che fare con degli alunni speciali, questo è il commento lasciato da un mio alunno (Federico, che sarà contentissimo di essere citato eche potete vedere nella foto sotto con la maglietta nera e l'espressione intelligente) al mio post dell'altro ieri.
Come si fa a non volergli bene a questi ragazzi?

proffy by borre mi vien da piangere ....grz di tutto ...di questi nove mesi passati con 20 ragazzi pazzi scellerati simpatici indemoniati ma che le vorranno sempre bene.... in un anno scolastico ha cercato di portarmi sulla retta via dell'abbinare i colori mi ha aperto le porte su real time e i soliti idioti ma oltre a ciò mi ha fatto imparare molte cose..............ke adesso nn mi vengono in mente ma vabbè
grz veramente di tutto mi ricorderò di lei delle imprese eroiche che ci ha raccontato per portarci in gita o prenotare la lim l'aula fad o la tv di quando le ho spruzzato il succo di quando gridavamo bacio sul pullman di quando chiedevamo a duroux quanto aveva preso all'ultimo esame e lui diceva 29 28 30 29 30 30 28 e raramente 27 di quando arrivava caricata come un mulo in classe di quando ci consegnava gli schemi ke poi metà classe nn usava di quando ci ha tolto l'ultima interrogazione su......boh....e la verifica di napoleone per salvarci la pelle quando aveva paura di aver lasciato aperto il gas o la finestra in casa e faceva correre il suo amò a controllare , quando guardavamo sul blackberry le foto di mao e quando ci era presa la mania del maosoleo.... in poche parole qst e molte altre cose mi ricordo di qst anno grazie ecco tutto

Con che sguardo truce lo guardavo? Ahahahah! 

10 giugno 2011

I libri sono l'umanità stampata.

Avete presente la sensazione che si ha appena finito di leggere un libro? Si, lo so che lo sapete. In una parola: il vuoto. E il vuoto è proporzionale all'intensità con cui avete letto e vissuto il libro. 
Magari era iniziata come una sfida. Avete storto il naso pensando "Mmmh...vediamo", con un po' di scetticismo ed esitazione. Può darsi che ci abbiate messo più del previsto, che a tratti vi siate annoiati, arrabbiati perché pensavate di esservi bloccati. Ma poi accadeva qualcosa e via, duecento pagine in una notte con gli occhi che si chiudono e lo sguardo all'orologio: "A e un quarto spengo"..."A e venticinque spengo"... e poi si fanno le quattro del mattino.
E quando le pagine nella vostra mano sinistra cominciano ad aumentare, contate quante ne rimangono nella destra... No, non può essere...solo 48 pagine...solo 27...poi 15...poi 3. E non ti arrendi: sfogli ancora in avanti sperando che ci sia ancora qualche riga da rubare per arricchirti il cuore.
Poi attorno a te, niente è più come prima. A volte ti estranei e pensi ai personaggi del libro, come se fossero amici che non vedi da tempo "Chissà cosa starà facendo..", "Chissà se poi...". Ognuno di loro, nel bene e nel male, ti resterà nel cuore e avrai per loro un pensiero speciale. 
Quando qualcuno, durante una conversazione, nominerà il titolo, quel titolo, per un attimo avrai una sensazione di stordimento, travolto dal ricordo di certe pagine, certe emozioni. Tutto quello che riuscirai a dire "È uno dei libri più belli che io abbia mai letto".

Ecco, vivere un anno scolastico da insegnante, per me, vuol dire tutto questo. 
Vuol dire immergersi in un mondo parallelo, fatto di tanti personaggi ognuno con la propria storia che si intreccia con quella degli altri. Non puoi non farti coinvolgere, immedesimarti, impegnarti, arrabbiarti, stancarti, provare soddisfazione. È impossibile, per me, rimanere distaccata, estranea, fredda, qualcuno direbbe "professionale". No, non io. 
Io ho scelto questo lavoro e questo lavoro ha scelto me, incredibilmente per caso, proprio perché ogni giorno ho a che fare con delle persone. Delle piccole persone che cominciano a diventare grandi e che, vuoi o non vuoi, ti trascinano nel vortice delle loro esistenze. Parli con loro di tutte le cose di cui è possibile parlare, pensi inevitabilmente a loro anche fuori dalle mura della classe, li sogni persino di notte dopo aver corretto venti temi in un pomeriggio. Portano vita nella tua vita e io credo che ci siano pochi lavori che riescano a creare questa magia.

Domani per me arriva l'ultima pagina di un libro stupendo che, per varie circostanze, ho vissuto con maggiore intensità rispetto all'anno scorso.
Perdonatemi quindi, se sarò un po' triste. Credo che ora possiate capire quel vuoto che domani sentirò.


Quelli che mi lasciano proprio senza fiato
sono i libri che quando li hai finiti di leggere
vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle
e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.
J.D. Salinger

24 maggio 2011

Proffy, quanto manca?

Breve post sulla gita di oggi.
Destinazione: Torino.
Officine Grandi Riparazioni.
Nel programma di seconda c'è anche il Risorgimento e l'Unità d'Italia. 
Imperdibile quindi la mostra "Fare gli italiani", ovvero  una panoramica di quei fenomeni, suddivisi in 13 nuclei tematici, che hanno forgiato e modellato l'italianità... degli italiani.
I ragazzi, ma anche noi insegnanti, siamo rimasti totalmente e piacevolmente colpiti dall'interattività della mostra: i busti di Mazzini, (foto 1) Garibaldi, Gioberti, Vittorio Emanuele II, illuminati da un cono di luce, trovavano voce per raccontare la conquista dell'Unità; gli avvenimenti politici e sociali che hanno segnato la storia del nostro paese si animavano su pannelli trasparenti (foto 2). E poi le diverse tematiche, con brevi spiegazioni riassunte in poche parole, ma con ampio spazio alla manualità. Ho interpretato il messaggio come un invito a non fermarsi di fronte alla pagina di un libro; per conoscere la storia bisogna saper guardare oltre, cercare, frugare, muoversi, prendere iniziativa, approfondire. Siamo passati attraverso la scuola, con la lavagna multimediale sulla quale una foto di classe viene sostituita da un'altra, imitando il movimento del cancellino sulla superificie liscia (foto 3). Poi la Chiesa, con le lunghe processioni che sembravano volare nel cielo del capannone, sagome scure il cui cammino è rischiarato dalla luce della fede (foto 4). La politica, rappresentata dai manifesti elettorali, vere e proprie opere d'arte (foto 5). Il boom economico e il made in Italy: dalla caffettiera alla Vespa, dalla Fiat alla Candy (foto 6). Particolarmente suggestive l'area dedicata alla mafia: qui, dopo aver scelto un faldone cartaceo relativo a una vittima della mafia e disponendolo su un apposito tavolino, questa appariva, attraverso un gioco di proiezioni, su di uno schermo a raccontare la sua storia con immagini, filmati e tracce audio.
Insomma, io il mio 17 marzo l'ho avuto oggi.
(Le foto sono state scattate con l'iPhone e pacioccate con Instagram: studiare le angolazioni giuste con una reflex e controllare che 20 preadolescenti non distruggano allestimenti costosissimi non sono due cose compatibili. Cliccateci sopra per ingrandirle).


11 aprile 2011

Son ragazzi...

Post sempre più telegrafico, ma so che farò contento qualcuno.


E  niente. Mentre io interrogavo di storia quattro malcapitati sull'Illuminismo e la rivoluzione industriale, una loro compagna si prodigava in cotanta dimostrazione d'arte e talento.
Inutile che vi dica chi sono quei due tizi tutti occhi e bocca larga. Però siamo un sacco felici.
O almeno lo eravamo fino a quando la campanella non è suonata e prima di cancellare la lavagna la situazione è degenerata. Prima a Luca, poi a me, sono spuntati due beille paia di corna in blu; per non parlare di Cupido a cui invece è spuntato qualcos'altro.

Normale routine, insomma. 
Anche quando l'ora successiva, in prima, mi hanno detto che gli eretici sono quelli che non riescono ad andare in bagno. E me l'hanno detto DOPO aver ascoltato tutta la spiegazione sulla crociata contro gli Albigesi. Quindi devo dedurre che, secondo loro, era normale che la Chiesa se la prendesse, e non poco, con un gruppo di persone solo perché avevano l'intestino pigro.
Ogni volta ho paura a chiedere "Avete capito...?" o "Sapete cosa vuol dire...?".
Molta paura.

3 aprile 2011

Update.

Ok, devo avvisarvi: sono tra noi.
Potrebbero essere qui proprio ora, mentre state leggendo. 
I miei alunni della II.

Mi hanno scoperta, mi leggono e, attenzione attenzione, quei piccoli malvagi dodicenni, commentano anche (post precedente). E che commento, aggiungerei. Trattasi di una simpatica canzoncina inventata in onore di Mao e di un soldino di cioccolato - ancora incartato, ovvio - leccato dal mio bel gattino mentre io studiavo, quindi nascosto nel mio astuccio e prontamente scoperto dai sopracitati dodicenni:



Va beh. A parte questa emozionante novità, qui tutto procede as usual.
Lavoro. Studio. Preparativi. Pulizie. Studio. Lavoro. Preparativi. Studio. E bon. Degni di nota:
✔ Ho riprovato il vestito ed è stato più emozionante della prima volta. Forse perché era ottobre, invece ora mancano tre mesi e tutto diventa più reale.
✔ Avevo trovato delle scarpe splendide in uno dei pochi negozi splendidi di Aosta. Peccato che sia talmente splendido che entrata lì dentro mi sono sentita assolutamente inadeguata. Mentre io provavo dei fantasitici trampoli color magenta, spuntati e con plateau, per i quali avrei dovuto accendere un mutuo o in alternativa rubare la pensione della mia amatissima nonna, la commessa tastava le cosce di una cliente quarantenne elogiando la totale mancanza di cellulite. Ho avuto paura che venisse a controllare anche la mia pedicure. Volavano anche le sberle, poi.
Le scarpe comunque erano divine.
✔ Abbiamo scelto le fedi. Non vedo l'oraaaa ♡
✔ La mia amatissima nonna di cui sopra mi ha inaspettatamente donato una piccola somma di denaro (che espressione orribile, per altro), che io ho saggiamente impiegato non per comprarmi i trampoli di cui sopra, non per una borsa che ho visto nell'altro negozio splendido di Aosta (dove posso entrare tranquilla, non praticano il controllo delle condizioni fisiche ed estetiche delle clienti), ma bensì per pagare una parte del secondo round di tasse universitarie, cifra che ammonta a 1.762,00 euro. E chissene se non frequento, e chissene se si tratta di una seconda laurea, e chissene se non sono più nello stato di famiglia coi miei e quindi il mio reddito risulta quello di una pezzente, io la rata la pago tuuuuutta intera. Tutta tutta. Che culo, eh?

Concludo questo inutile aggiornamento sulla mia noiosissima vita con queste foto (visto che le precedenti sono state molto apprezzate). E comunque non è come sembra, lui mi vuole bene e ama mooolto farsi coccolare da me. 

24 febbraio 2011

Non si fa credito.

Mi capita spesso di dovermi mordere la lingua per non esprimere la mia opinione. 
Mi capita spesso, ma solo in un posto: a scuola, sul lavoro.
Ultimamente poi, torno a casa che la mia lingua è tipo una di quelle samelle che grigliamo a Ferragosto.
Il problema sono alcuni alunni indisciplinati.
No, non è neanche vero.
Il problema è chi, improvvisandosi psicologa dell'ultima ora, ha aperto un chioschetto di alibi e giustificazioni, proprio in corridoio, di fronte al bagno dei maschi, e ne elargisce a mani piene.
In cima alla top ten delle scuse più usate c'è "Sai, bisogna capirlo... ha una situazione difficile a casa... i genitori sono separati, NE SOFFRE, il fine settimana è sballottato da una parte all'altra..".
Questa cantilena mi ronza nelle orecchie da diversi giorni ormai e sono davvero arrivata al limite di sopportazione.

Innanzitutto complimenti per la grande scoperta: i genitori si sono separati e il figlio undicenne ne soffre.
Maddai? Sul serio? Machedavero?
E io che pensavo che un bambino delle medie accogliesse la notizia con un bel sorriso sulle labbra, riempisse il diario di faccine sorridenti e che per l'occasione organizzasse anche una grandiosa festa nella piscina di palline del Mac Donald's.
Acuta, molto acuta, collega.
Quindi vuoi dirmi che se il ragazzino non studia è per questo?
Quindi vuoi dirmi che se la bambina chiacchiera è per questo?
Quindi vuoi dirmi che il ragazzino rutta in classe è per questo?
Quindi vuoi dirmi che se la bambina manca di rispetto ai compagni, le bidelle, gli insegnanti è per questo?
Ah. E pensa che io avrei detto che si tratta solo di una massiccia dose di maleducazione, se non addirittura di ineducazione.
No, mi dispiace, io non ci sto.
E non ci sto non perché non ho esperienza nel campo dell'insegnamento; non perché non ne ho viste tante come ne ha viste la collega. 
Io non ci sto perché parlo per cognizione di causa.
Sono stata bambina figlia di genitori separati e sono quasi donna figlia di genitori separati.
Avevo appena compiuto otto anni e, guardo un po', ne ho sofferto.
Ricordo i pomeriggi a piangere in braccio alla mamma, ricordo mio fratello che mi abbracciava e mi diceva che non era colpa nostra, ricordo l'invidia nell'andare a casa delle mie amiche e trovarci una mamma e un papà che andavano d'accordo. Ricordo i fine settimana sballottati da una casa all'altra, ricordo le litigare per le feste di Natale e le vacanze estive. Ricordo di aver rinunciato ai compleanni delle mie amichette perché logorata dal senso di colpa non volevo sprecare l'unico giorno che passavo con papà.
Eppure non ho mai neanche lontanamente pensato e VOLUTO che questa situazione potesse costituire per me una giustificazione. Ho preso i miei votacci in matematica, ho preso una nota perché cantavo durante la lezione di educazione tecnica, ho finto qualche mal di pancia per non andare a catechismo, al liceo una volta ho saltato le prime due ore per andare a vedere la partita di calcio della squadra maschile. Ma niente di tutto ciò aveva a che fare con la situazione che avevo a casa. E mi sarei arrabbiata tantissimo se qualcuno avesse anche solo potuto pensarlo.
Certo, non tutti reagiamo allo stesso modo. Ma proprio per questo è così stupido generalizzare e racchiudere tutto nella frase ".. i genitori sono separati, ne soffre...". 
I lividi, i segni, le cicatrici non andranno mai via. Io li porto ancora sotto il maglioncino di Zara e i jeans della Diesel. Li porterò sempre. Dentro, in fondo in fondo. Ce ne sarà sempre traccia nel rapporto che ho con gli altri: quella che io tante volte anche qui ho chiamato con affetto "la mia sindrome dell'abbandono". Ce n'è traccia nel mio rapporto con Luca, nelle richieste che a volte gli faccio e che devono apparirgli senz'altro assurde. Ce n'è inevitabilmente traccia nel rapporto con i miei genitori, maggiormente con mio padre. E c'è una traccia già segnata anche nel mio futuro, nel mio desiderio di voler costruire una famiglia tutta mia, questa volte forte, indissolubile.
Ma insegnare a un ragazzino che per tutti questi motivi è giusto sentirsi in credito con la vita, è la cosa più sbagliata che si possa fare. Ci sarà sempre chi sta peggio di noi, ognuno ha i proprio problemi e la vita non ci deve niente. Inutile arrabbiarsi, recriminare, battere i piedi. Non si ottiene nulla. Ci si può fare un bel pianto per buttare fuori la negatività, ma null'altro. Si può anzi cercare di non darla troppo vinta alla vita, rimboccarsi le maniche, non piegarci sotto il peso delle legnate che ci arrivano dall'alto. 
Certo, si potrebbe replicare che è facile parlare ora, a vent'anni di distanza.
Credetemi, non lo è. L'istinto di piangersi addosso, l'idea di essere state vittime di un'ingiustizia, ancora ogni tanto mi sfiora la mente. Spesso ho dei pomeriggi bui in cui sono di nuovo quella bambina di otto anni che chiedeva al papà di restare a dormire "ancora una notte, ti prego".
Ci sarà e ci vorrà tempo per questi ragazzini, BAMBINI.
Ma sono le persone che hanno intorno, adulti, che non devono mollare, che non devono giustificare, assecondare. Perché così non si aiuta nessuno, anzi.

Ecco, questo vorrei dire ogni volta che mi mordo la lingua.
A scuola sono la precaria, quella giovane, quella inesperta.
Qui sono a casa mia, nel mio blog e non ci penso proprio a non dire quello che penso.


2 febbraio 2011

Verifica di geografia

La classifica della settimana:

- 3° posizione:
D - Per quali motivi (indicane tre) il settore primario è particolarmente sviluppato?
R - Perché si usa le macchine a vapori.

- 2° posizione:
D - Spiega quali conseguenze postivie ha avuto la meccanizzazione dell'agricoltura.
R - Si può tagliare l'erba più veloci.
e...al 1°posto:

D - Quale importante materia prima energetica l'Europa è "costretta" ad importare?
R - La materia prima energetica che l'Europa importa è la lampadina elettrica.

Tutto in unico compito. La prendo con filosofia e mi faccio grasse risate. Essendo un caso isolato in classe, declino ogni responsabilità in quanto insegnante.

15 dicembre 2010

Prooof#6

Mattia - "La Pianura Padana è quella parte più estesa dell'Italia. Ed è verde. Ah, ed è quella con l'erba".

Federica (legge un racconto)- " Flossy era figlia di un MAGNANTE americano...".

Testo a buchi da completare [in stampatello i buchi completati]:
Giacomo - "Nel 1995 la CONVESSIONE di ASTRICH istituisce la libera circolazione dei cittadini e abolisce i DANZI".
(per un attimo ho temuto fosse uno scherzo telefonico di Teo Mammucari)

Ma vorrei concludere con questa frase, pronunciata con grande grande ammirazione nei miei confronti, in seguito all'ennesima dimostrazione dei miei superpoteri uditivi e visivi (soprattutto quando sono girata a scrivere alla lavagna e loro pensano di non essere sentiti/visti):
- "Ma prooof! In confronto a lei Superman è una patata!"

Ooooooh, yeah!



6 dicembre 2010

Del colloquio parenti e di altre sciocchezze.


L’agenzia matrimoniale
 MammaDiNicolò*: - “Mio figlio si è raccomandato di venire da lei!”
Io – “Davvero? Beh, con Nicolò, per quel che mi riguarda non ci sono particolari problemi…”
MdN – “No, no…infatti. Voleva che venissi perché dice che lei è molto bella”.
Io – “Ah, la ringrazio! Che dolce!”
MdN – “All’inizio dell’anno avevamo anche pensato di presentarle lo zio di Nicolò…sa, è molto carino….Poi però mio figlio ci ha detto che lei si sposa…e quindi…”.
Io – “E quindi…niente, mi sa!”.

*un donnino che avrà avuto si e no un paio d'anni più di me, bionda, truccata che io neanche al matrimonio di mio fratello, vestita e imborsettata splendidamente. Ho buttato un occhio ai papà in coda: alcuni erano prossimi al collasso.

La figura di merda
Papà Anonimo – “Buonasera professoressa!”.
Io – “Buonasera…mi lasci indovinare…lei è il papà di Mattia: due gocce d’acqua!”.
Papà Anonimo – “Ehm…no, io sono il papà di Alice. Mattia non mi risulta, ma non lo escludo…”

Le soddisfazioni
MammaDiFederico (con un delizioso accento francese) – “Devo ringrasiarlà! Lei è arivata proprio come un…comment on dit…un regalo!”.
Io – “♡”.


Interrogazione di letteratura.
Federico – “Dante nacque da una famiglia della bassa nobiltà…no..aspetti. Nacque da una famiglia dell’alta borghesia….forse…o forse no…insomma, nacque da una famiglia media!”.

Compito di geografia
"Tra gli alberi che compongono la macchia mediterranea ci sono l’ombroso e la seppia.".
 

30 novembre 2010

Prooof#5

Vittoria - "Allora...la flora della macchia mediterranea...gli ulivi, i pini marini...e quegli altri...gli oppressi, i cerassi...non mi viene...".
Io - "Ho capito cosa stai cercando di dire...parli di quegli alberi che si trovano nei viali dei cimiteri...quei bei filari di..."
V - "Di...".
Andrea - "Io, io lo so...prof! Chiami me! Io lo so! Io, io!"
Io - "Dai Andrea, dillo tu!"
A - "Mazzi di fiori!".




Andrea - "Prof, ma che cosa sono le quiches*?".
Mark - "Io lo so!".
Io - "Dai, allora spiegaglielo tu".
M - "Le quiches sono quelle che ti danno in cambio di soldi al Casinò".

* Non ricordo come siamo finiti a parlare di quiches durante una lezione di storia sull'impero islamico.


Io - "Cosa state facendo col dizionario? Io sto spiegando".
Giulia - "No prof non si arrabbi, adesso lo metto via. Ho cercato una parola che ha detto Pietro!"
Io - "Quale parola?".
Giulia - "Non gliela posso dire...ho scoperto che è una brutta parola!".
Io - "Pietro ti ci metti anche tu con le brutte parole adesso?".
Pietro - "Ma io non sapevo cosa volesse dire...".
Io - "Allora, di che parola si tratta?"
Giulia - "Sgualdrina".
Io - "Pietro! Guai a te se ti sento dire una cosa del genere a una delle tue compagne. Chiedi scusa a Giulia. Subito."
Pietro - "Ma prof...ma io...".
Io - "Su-bi-to!".
Pietro - "Ma prof, io l'ho detto a Federico!"

E per concludere con una botta di ottimismo...

Alice (legge) - "....la maggioranza delle persone era invece dedita a lavori precari e scarsamente retribuiti.".
Martina - "Cosa vuol dire lavori precari?".
Io - "Vuol dire che a queste persone non veniva garantito il lavoro: alternano periodi in cui lavorano e altri in cui invece sono senza occupazione, perché nessuno li assume a tempo indeterminato, cioè per sempre."
Alice - "Insomma, sono quelli che non hanno voglia di far niente!".
Io - "Ehm...direi di no: sono quelli che anche volendo lavorare spesso non possono perché non hanno un posto di lavoro fisso. Io, per esempio, sono precaria.".
La classe - "Leeeeeiiiii???".
Io - "Eh si: il mio contratto è iniziato il 13 settembre e finisce il 30 giugno. Dopo sono senza lavoro!".
Alice - "Ma no, prof... e cosa ne sarà di lei, dopo? Che fine farà?".

Signùr, che ansia.

6 novembre 2010

Prooof#4

P - "Facciamo così S., riflettici un attimo e formula una frase di senso compiuto. Va bene?"
S - "Ok, prof..."

[...]

S - "Prof, mi sono preparato la frase bene!"
P - "Bravo S.! Sentiamo..."
S -"Allora, le carte tematiche rappresentano le cose dove ci sono scritte in cui si trovano dei luoghi."
P - "-.-"

Giuro, non ho sbagliato a scrivere.

4 novembre 2010

Della sala insegnanti.

Sto seriamente valutando l’idea di scrivere la mia prossima tesi di laurea sulla vita in sala insegnanti.
Ogni giorno affronto quella che in antropologia viene chiamata “osservazione partecipante” (Malinowski sarebbe fiero di me); in parole povere, trascorro del tempo gomito a gomito con loro.  Parlo con loro. Li ascolto, leggo tra le loro righe, imparo a tacere, mi limito ad osservarli.
Come gli antropologi che, per quanto bravi, difficilmente riescono ad abbandonare il loro punto di vista eurocentrico, io non riesco a uscire dal ruolo (che mi è stato assegnato da loro) di precaria. Peggio, se possibile.
Io sono la giovane precaria nominata dal dirigente, neanche nelle graduatorie.
Io sono il fondo della Coca Cola ormai sgasato che non vale la pena bere e finisce giù nel lavandino.
Io sono il maglione di lana che non va in lavatrice insieme al resto del bucato e rimane tutto solo nella cesta.
Io sono le istruzioni dei “Quattro salti in padella” che non legge mai nessuno.


Nessuno lo dice esplicitamente, perché nessuno parla mai con me.
Nessuno mi fa pesare la mia presenza, perché semplicemente vengo ignorata.
Nessuno reputa che il mio lavoro sia interessante, i miei compiti fotocopiabili, le mie idee innovative.
Ad ormai due mesi dall’inizio della scuola qualcuno mi fissa ancora per qualche secondo e con pollice ed indice sul mento, l’aria perplessa, chiede: “Riccio, vero?”.
No, Sto Cazzo.
Un giorno di questi giuro lo dico.



N.B. Ci tengo a precisare che i fatti sopra descritti non riguardano in alcun modo tutte le sale insegnanti, certamente non quella che ho avuto il piacere di frequentare lo scorso anno scolastico. Per dovere di cronaca, e di affetto nei confronti dei miei ex colleghi, mi sembrava doveroso specificarlo.
Precisazione numero due: qualche collega splendido con il quale chiacchierare, confrontarsi e scambiare due battute c'è anche quest'anno. Raggi di sole in quel postaccio lugubre.

11 ottobre 2010

Prooof#3

(Floi)- "Prof, ieri l'ho vista al Fai da te!"
(Prof)- "Eh, si!"
F- "Se lo ricorda?"
P- "Ci siamo salutati! Direi di si..."
F- "Si, ci siamo salutati, ma magari non se lo ricorda!"
P- "Floi, è successo meno di 24 ore fa e io ho 27 anni...me lo ricordo, te lo giuro!"
F- "Ah, va bene..." (tono molto poco convinto).




(Edoardo)- "Prof! Lei sembra un Buddha!"
(Ajit)- "Siii...quello grasso e pelato?"
E- "Quello!"
P- "-.-"

30 settembre 2010

Prooof#2

[Geografia, cartografia, le strade lasciate in eredità dai Romani ai posteri]
- Allora, sapete tutti cosa vuol dire "posteri"?
- Siiiiii!!
- Quindi, chi sono i "posteri"?
- Quelli che portano la posta.
- Ma no, rileggete la frase, cercate di contestualizzare!
- Prof, io lo so! Stiamo parlando di cartografia, quindi i posteri sono quelli che fanno i poster...invece dei cantanti ci sono le strade.


(Alunno1) - Prooof! Ma è vero che Leonardo da Vinci andava con gli uomini?
(Alunno2) - Non può essere!
A1 - Ah, perché no?
A2 - Perché Leonardo era italiano...quel movimento invece è nato in Inghilterra!
(Prof) - Di che movimento stai parlando?
A2 - Del movimento gay!

27 settembre 2010

Prooof#1


- Prooof! Ma perché mette gli occhiali per leggere?
- Perché se no non ci vedo e mi bruciano gli occhi.
- Aaah! Allora lei è presbiteriana!
- Mmmh...


P.S. La scelta di Daria è dovuta esclusivamente al fatto che lei porta gli occhiali. E comunque la trovo eccezionale...qualcuno sa dirmi se Mtv la trasmette di nuovo o devo darmi allo streaming?

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